Chirurgia addominale

Con il termine “laparotomia” intendiamo le tecniche chirurgiche che si esplicano attraverso un’incisione lungo la parete addominale.


Tale incisione misura di solito da 5 a 15 cm: può essere effettuata orizzontalmente secondo Pfannesteel o secondo  Joel Coein (a livello del bikini per intenderci) o verticalmente fino all’ombelico a volte attorno ed oltre (Ombelico-pubica, xifo-ombelico-pubica). In ogni caso l’incisione si estenderà nello spessore della parete addominale .aA tal proposito verrà incisa la fascia che ricopre i muscoli e  proprio tale incisione è responsabile del dolore post operatorio riferito dalle pazienti. Per tale motivo spesso sono necessarie dalle 3 alle 4 settimane per ottenere guarigione completa e quindi per permettere alle pazienti di tornare alle normali attività.
Queste ferite talvolta si infettano ( soprattutto nei mesi estivi) , si riaprono, esitano in antiestetiche cicatrici.

Per via laparotomica vengono comunemente eseguiti gli interventi di :

  • isterectomia semplice e/o allargata, con linfoadenectomia per patologia neoplastica.
  • isterectomia per fibromatosi uterina,
  • miomectomie,
  • asportazioni di cisti ovariche complesse,
  • interventi ricostruttivi, per malformazioni dell’apparato genitale,
  • tagli cesarei,
  • sacropessia per prolassi e e colposospensioni in donne giovani.

Chirurgia vaginale

La chirurgia vaginale consiste nell’approccio all’intervento chirurgico per via vaginale. E’ considerata la madre di quella addominale in quanto è stata la prima via chirurgica utilizzata e standardizzata e si è dimostrata molto valida in passato per la ridotta mortalità postoperatoria e per il sensibile miglioramento dell’ outcome postoperatorio della paziente.
 
La chirurgia per via vaginale non è solo comporta meno rischi rispetto alla via addominale ma è anche generalmente preferita dalla paziente perché meno invasiva. Infatti la chirurgia per via vaginale permette una ripresa postoperatoria più rapida, provocando meno dolore, un minor tempo di ricovero ed inoltre non lascia cicatrici visibili, aspetto che risulta di grande importanza dal punto di vista estetico. Inoltre la laparotomia rispetto alla chirurgia vaginale presenta una maggior percentuale di complicanze come ematomi e ascessi a livello della sutura. L’isterectomia per via vaginale, che consiste nell’asportazione dell’utero per via vaginale, è un intervento fondamentale dell’ambito di questo tipo di chirurgia.

Le indicazioni più frequenti sono:

  • patologia endometriale (iperplasia, neoplasia maligna)
  • patologia miometriale
    (fibromiomi di dimensioni eccessive ed adenomiosi)

Le pazienti obese o quelle con patologie respiratorie e/o cardiache e/o con patologie della emocoagulazione sono preferibilmente operate per via vaginale. Al contrario le pazienti con problemi alle articolazioni dell’anca e della colonna vertebrale e/o con accesso vaginale molto ristretto possono trovare controindicazioni in questa via chirurgica. Le possibili complicanze intraoperatorie sono rappresentate dal sanguinamento, dalla perforazione degli organi pelvici (vecica e intestino) e dall’impossibilità di estrazione dell’utero. Tra le complicanze postoperatorie si possono verificare emorragie, infezioni e formazione di fistole.

Di solito le pazienti dopo l’intervento hanno un tempo di ripresa abbastanza rapido, potendosi in genere alzare dal letto la sera stessa. La ripresa della motilità intestinale in genere avviene nel giro di 24-48 ore.

Chirurgia laparoscopica

La laparoscopia è una tecnica chirurgica che permette di “vedere” all’interno dell’addome, attraverso un’ottica detta laparoscopio.

La laparoscopia può essere una procedura diagnostica per capire se il dolore pelvico riferito dalla donna è conseguente a: endometriosi; malattia infiammatoria pelvica; gravidanza extrauterina.

La laparoscopia consente inoltre di diagnosticare se una tumefazione pelvica è una cisti liquida o neoformazione solida dell’ovaio, oppure un fibroma/mioma dell’utero.

La laparoscopia permette di individuare un problema d’infertilità, per esempio la presenza di aderenze o di malformazioni dell’apparato genitale interno, in questi casi è spesso associata all’isteroscopia.

L’intervento si esegue sempre in anestesia generale. Si introduce in utero attraverso il canale cervicale uno strumento chiamato isteroiniettore per mobilizzare l’utero ed eseguire successivamente la salpingocromoscopia.

Si pratica una piccola incisione a livello dell’ombelico, attraverso il quale con l’apposito ago di Verres è introdotto del gas nell’addome. Questo gas permette di separare gli organi pelvici tra loro e dalla parete addominale, consentendo un’adeguata visione. Successivamente attraverso la stessa incisione ombelicale viene introdotto il laparoscopio.

La salpingocromoscopia verifica se le tube sono aperte o chiuse e la loro morfologia. Tale test consiste nell’iniettare attraverso il canale cervicale dell’’utero del colorante (indaco carminio) e, quindi, di osservare attraverso il laparoscopio il passaggio del colorante attraverso le tube e la sua fuoriuscita nella cavità addominale.

Eventualmente attraverso piccole incisioni sovrapubiche si introducono gli strumenti necessari per eseguire una laparoscopia operativa.

A fine intervento il gas viene fatto uscire completamente dall’addome e si applicano i punti di sutura (filo riassorbibile) sulle incisioni addominali.

La laparoscopia diagnostica richiede 20 minuti circa, mentre la laparoscopia operativa può durare anche molto di piu’ a seconda della complessità dell’intervento.

Dopo la laparoscopia, la paziente può lamentare alcuni lievi disturbi, che in ogni modo scompaiono in pochi giorni. Può essere avvertito dolore alle spalle, alla schiena o all’addome: sensazione dovuta al gas utilizzato per distendere la cavità addominale. Può comparire nausea. Può manifestarsi fastidio alla deglutizione a causa dell’anestesia. Può persistere per qualche giorno una piccola perdita di sangue dalla vagina. La cicatrizzazione delle ferite sull’addome richiede di solito 7-10 giorni.

La degenza post-operatoria è limitata a una o due notti. La mobilizzazione avviene il giorno stesso dell’intervento. La convalescenza a casa varia da qualche giorno per la laparoscopia diagnostica a 2-3 settimane per la laparoscopia operativa.

Dopo circa un mese si consiglia una visita ginecologica di controllo.

Chirurgia isteroscopica

L’isteroscopia è una tecnica endoscopica miniinvasiva di diagnosi e cura che permette divisualizzare la cavità uterina mediante uno strumento che si chiama isteroscopio.

Se ci si limita a fare una diagnosi la metodica è denominata Isteroscopia Diagnostica.

Quando invece viene utilizzata per eseguire interventi chirurgici viene denominata Isteroscopia Operativa o Chirurgia Isteroscopica o Chirurgia Resettoscopica.

L’esame si effettua nella quasi totalità dei casi in ambulatoriosenza anestesia e senza alcuna preparazione particolare. Nel corso dell’esame può rendersi necessaria l’esecuzione di un prelievo bioptico. In casi particolari (stenosi serrata del canale cervicale tale da impedire la penetrazione dell’isteroscopio in cavità uterina, particolare emotività della paziente) che ne sconsigliano l’esecuzione ambulatoriale, l’esame può essere effettuato in regime di day – surgery in anestesia. 

Nel corso dell’esame, la donna può avvertire alcuni fastidi legati alla dilatazione dell’utero, che in genere durano alcuni minuti. Dopo l’esame si può avere l’insorgenza di scarse perdite ematiche vaginali.

In pochi casi si può avere l’insorgenza di una reazione vagale. In genere la paziente può riprendere subito dopo l’esame  la sua abituale attività e solo raramente è richiesta una breve  osservazione  di pochi minuti successiva all’indagine.

La procedura viene eseguita in sala operatoria e necessita dell’esecuzione di anestesia (sedazione con assistenza respiratoria in maschera o anestesia spinale) per l’utilizzo di strumenti dal diametro superiore rispetto a quelli necessari nelle procedure solo diagnostiche e la necessità della dilatazione del canale cervicale.

Con tali strumenti è possibile la resezione con corrente monopolare e bipolare delle patologie endocavitarie (polipi, miomi, sinechie, setti) e la loro asportazione.

Alcuni interventi di isteroscopia operativa (specie per miomi profondi e di grosse dimensioni ) è, a volte, necessaria una terapia preoperatoria, per alcuni mesi, con farmaci che hanno lo scopo di ridurre le dimensioni della patologia e il sanguinamento intraoperatorio. Nonostante la terapia preoperatoria alle volte non è possibile completare la procedura chirurgica in un solo tempo ma è necessaria una nuova procedura ed un nuovo ricovero.

Vantaggi: L’isteroscopia presenta vantaggi indiscutibili, non richiede l’apertura dell’addome e dell’utero, evento che riduce il trauma sugli organi pelvici e non lascia cicatrici interne o esterne; si riduce di conseguenza anche il rischio di infezioni dovute alla contaminazione con l’ambiente. Globalmente la ripresa delle normali attività lavorative e sociali è anticipata rispetto ai tempi richiesti dagli interventi chirurgici tradizionali.

Complicanze: L’isteroscopia diagnostica è quasi priva di rischi, quella operativa invece può raramente esporre ai seguenti rischi:nausea e vomito per effetto dell’anestesiaperforazione dell’utero possibile, ma rarissimasovraccarico cardio-circolatorio durante l’intervento denominato intravasazione.